La notturna sull'Antola del 2002

Sono le undici di una afosa serata di fine anno scolastico quando parto da Pavia con tre colleghi: Alberto Henin, Roberto Daniele e Cesare Sora.

Con noi c’è anche Francesca, mia moglie, in preda ai rimorsi per aver lasciato il piccolo Enrico ai nonni.

Arriviamo a Capanne di Cosola verso l’una; il bar è ancora aperto.

Quando spieghiamo al gestore di voler camminare tutta la notte lui non fa una piega: di certo non siamo i primi che gli capita di vedere.

Cartina del percorso

Prima di partire dico: ”Andiamo piano”, ma nessuno mi crede.

Infatti l’andatura è  piuttosto “allegra” da subito, con Alberto ed il sottoscritto davanti a tutti, alle prese con un tortuoso sentiero di fango, scelto quasi a caso tra le decine di possibili vie create dalle mucche al pascolo.

Qualcuno, dalle retrovie, borbotta qualcosa come “Per me siamo scesi troppo” e, ancora, “Non mi sembra la strada che facciamo di solito”, ma non ce ne curiamo.

Così ci perdiamo.

Invece di aggirare il monte Cavalmurone e riguadagnare la costa che fa da spartiacque tra la Val Trebbia e la Val Borbera, siamo finiti sulle pendici del monte Legna.

Facciamo il punto con il GPS ed otteniamo una conferma di quanto qualcuno di noi  aveva capito da tempo.

E ci tocca risalire le ripidissime pendici del Legna per un dislivello di 150 metri, sull’erba.

Guadagnata la costa il fango è sparito ed il ritmo è calato.

C’è  silenzio, ma non è il silenzio che conosciamo: solo il rumore sordo dei nostri passi e nient’altro.

Si vedono le sagome delle montagne e, là in fondo, le luci delle città.

Giù nelle valli qualche piccolo paese addormentato e sopra di noi un soffitto di stelle.

Tappeti di botton d'oro

Arriviamo alle Capanne di Carrega all’alba.

È inutile tentare di descri­vere le sensazioni che pro­via­mo, come è inutile cerca­re di catturarle con una foto­grafia: noi, molto semplice­mente, siamo contenti di es­sere qui e siamo sicuri che ricorderemo a lungo questi momenti.

La costa che porta all’An­tola offre, a quest’ora, uno spettacolo di rara bellezza e noi camminiamo in silenzio, nonostante tutto attorno il silenzio sia finito da un pezzo.

Un concerto di muggiti, nitriti, ragli, cinguettii e gorgheggi di vario genere ci accompagna lungo tutto il percorso.

E c’è anche un piccolo daino, con la madre, che ci spia di lontano.

In cima, finalmente

Quando raggiungiamo la cima del monte Antola è già giorno da un po’, e si vede il mare.

Prepariamo il caffè, stiamo lì a goderci il sole del mattino e riflettiamo sul fatto che  son più di ventisei ore che non dormiamo, ma non ci pesa.

Il lago di Brugneto

C. Caffetti